sabato 10 marzo 2012

Le locande giù al porto

Sabato giornata grigia di pioggia, umida e non particolarmente fredda.
Esco di casa e mi dirigo verso il porto.
Il porto è uno scenario da favola o meglio da romanzo.
Credo che in ogni città, il porto, rappresenti un luogo molto affascinante: è il primo impatto con una nuova terra arrivando dal mare, si parte per viaggiare, si parte per ritornare, si parte per la pesca e portare il cibo ai propri simili.
Il porto di Reykjavik è proprio come uno se lo immagina leggendo i racconti dei marinai.
Si affaccia sull'oceano, ci sono grandi pescherecci, alcune navi per le gite di whale watching (osservazione delle balene), c'è una grossa nave gialla, una nave grigia della guardia costiera e una statua di bronzo che rappresenta due marinai col cappello che con la mano sulla fronte scrutano qualcosa verso il mare.
Non ha particolari influenze di modernità anzi, in una zona più defilata è quasi decadente e tetro.
La cosa più bella però, sono le locande del porto, esattamente come nei cartoni di braccio di ferro:
C'è la locanda con i prodotti tipici: maglioni di lana cappelli e cappotti, c'è la locanda che serve il pesce, i frutti di mare e la zuppa di aragosta (specialità islandese) e altre taverne nelle quali mi immagino di trovare alla sera, quando tutto è avvolto dalla nebbia e le luci delle lanterne fuori tremolano in essa, marinai con il mantello cerato e la pipa che raccontano le loro avventure davanti ad un boccale di birra.
Poco distante c'è un capannone che ospita il grande mercato delle pulci. E' aperto solo nel fine settimana e, dentro, uno sciame di persone cerca sulle numerose bancarelle di vestiti di seconda mano ciò di cui ha bisogno.
Un bambino di circa otto anni attira subito la mia attenzione. E' un bambino normalissimo, sarà sicuramente del posto, non è vestito male e sembra sanissimo. In mano ha un piccolo copertone di bicicletta e il suo spettacolo consiste nel lanciarlo in alto e riprenderlo! Quando vuole aumentare il coefficiente di difficoltà lo lancia, batte le mani e cerca di riprenderlo. Spesso non ci riesce! Per terra ha un cappello pieno di monetine e vedo anche 500kr in banconote! Non male, se sarò a corto di soldi mi unirò a lui!

Quello per cui sono qui però è soprattutto la zona della gastronomia. Quella camminata al porto con la pioggia mi ha convinto a provare qualche specialità ittica.

Passando davanti ad un banco del pesce, faccio finalmente il mio primo incontro con lui: l'Hakarl, la famosissima carne di squalo.
Ho letto tanto su di lui, c'è chi lo considera uno dei cibi peggiori al mondo, dall'odore e dal gusto orribile.
Lo squalo è un prodotto della tradizione islandese consumato fin dall'antichità.
Il suo unico problema è che contiene l'acido urico, una sostanza velenosa per l'uomo.
Per eliminarla, i pescatori sotterrano lo squalo per 6-12 settimane nella sabbia in modo che dalla sua carne esca tutta la sostanza velenosa. Nel frattempo però, la carne comincia leggermete a marcire!
Una volta dissotterrato lo appendono ad asciugare al vento per mesi. "Hakarl su wikipedia"
La signora dietro al bancone, che si era accorta che stavo passando avanti e indietro fissando sempre la scatolina con i cubetti di hakarl, mi dice: vuoi provare? gli dico: eh? (in realtà avevo capito, volevo solo prendere ancora uno o due secondi per decidere se ero convinto!). Alla seconda volta dico si. Estrae dalla scatolina un cubetto con lo stuzzicadente e me lo da.
Il cubetto è bianco opaco tendente al grigio, umido e sembra molle come il lardo. Il gusto non è poi così insopportabile, si sente il sapore  forte di pesce essiccato e il retrogusto è molto amaro.
Dico alla signora che non è così male e lei mi dice: -no dai, non è male..- (come a dire: non piace a nessuno, non so perchè!)
Poi me ne porge un altro e mi dice: questo è un po' più forte, prova. In effetti è più amaro, ma sempre mangiabile. Diciamo comunque che non è un cibo con cui fare un pasto!

Nella bancarella di fronte trovo la carne di balena. Ormai condizionato da tutta la situazione decido di provare anche quella, compro un piccolo trancio di balena affumicata dal colore granata scurissimo e lo porto a casa.

Piccola parentesi: so che mangiare la balena non è eticamente bello, che in Europa è vietata la vendita e che i cacciatori di balene sono considerati quasi criminali, però fa parte della tradizione di questo paese e la razza consumata  non rischia l'estinzione e la sua caccia è controllata.

Detto questo, ho assaggiato una fettina, sul pane appena tostato.

Si sente il fortissimo sapore di affumicato e un leggero retrogusto amarognolo. La consistenza assomiglia a quella del sashimi di tonno solo un po' più duro. E' un gusto completamente diverso da quelli che conoscevo, non è male.

Completano l'offerta di prodotti tipici: il pesce secco proposto in tutte le forme e qualità possibili, da mangiare come patatine o snack (buonissimo), il Rugbraud, un pane nero speziato dal gusto dolciastro, e tutti gli insaccati e interiora di agnello e pecora.

Per oggi credo che l'hakarl sia sufficiente!






Le locande del porto.




















La Balena







L'Hakarl



Un post sulle balene e le locande del porto
 non può che concludersi con lui:





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