giovedì 24 maggio 2012

Voglio prendere la multa




Siccome l'azienda in cui faccio lo stage distribuisce elettricità in gran parte di Islanda e possiede centraline di controllo un po' ovunque avevo espresso il desiderio di poter accompagnare qualche tecnico durante una trasferta di lavoro per poter vedere A) qualcosa di pratico e diverso, che non conosco, B) avere la possibilità di girare il Paese. (A e B possono anche essere invertite!)

Oggi a mensa, mangiando, un ingegnere elettrico mi chiede se sono libero nel pomeriggio per accompagnarlo.

"Ora?"

"Si, finiamo la zuppa e partiamo!"

"Per dove?"

"Hvolsvöllur"

Hvolsvöllur è un piccolo paesino a 100 km a sud est di Reykjavik, ci sono già passato un paio di volte durante i miei viaggi lungo la costa sud. 

Quelli che loro chiamano "paesi" qui, non hanno niente a che fare con l'idea di paese che abbiamo noi italiani.
L'argomento è stato spesso oggetto di discussione.

Anche oggi, parlando con l'ingegnere osservavo stupito l'urbanistica e la struttura del loro "Paese"

Dicevo:

"Per noi in Italia il paese si sviluppa spesso attorno ad una piazza. Di solito si ha una chiesa e il centro cittadino con i servizi. Mano a mano che si va verso l'esterno abbiamo la zona residenziale e poi la periferia" 

Continuo, "Qua invece il paese spunta dal nulla dopo km tra le campagne, sono quattro case sullo stradone principale, alcune fattorie nei paraggi e un benzinaio!"

Ride.

"E' vero quello che dici! in Islanda è così."

Il termine "quattro case" ha riscosso grande successo tra i colleghi, esattamente: "bunch of houses" o "grappolo di case"

Un giorno infatti, mentre mi davano indicazioni per arrivare alle cascate, mi dissero:

"....arriverai a questo punto, dove dovrai attraversare un paese..."

Io guardo la mappa, mi giro verso di loro e dico candidamente:

"It's not a town, it's a bunch of houses!" 

Hanno riso per mezz'ora e, qualche settimana dopo, dandomi nuovamente indicazioni, hanno sostituito il termine "paese" con "bunch of houses".

Mentre attraversiamo in 15 secondi il centro cittadino di Hella: una rotonda, un benzinaio e una trattoria, tanti interrogativi sulla vita quotidiana di questi abitanti sorgono inevitabilmente.

La discussione però prende un'altra piega e si sposta sull'aviazione, argomento a me molto caro.

Il mio compagno di viaggio mi racconta tutte le sue avventure o meglio disavventure con gli aerei, come quella volta che stava andando in Jamaica e l'aereo dopo un'ora è tornato indietro a Keflavik e sulla pista sono arrivati i pompieri e le ambulanze, (non riuscì mai a capire il motivo dell'atterraggio d'emergenza), oppure quell'altro viaggio su un piccolo aereo a 10 posti che faceva le virate piegandosi di 45 gradi e sembrava cadesse da un momento all'altro oppure ancora di quando tornando da Copenhagen il pilota stava atterrando e poco prima della pista ha deciso di accelerare e rialzarsi in volo per un piccolo problema ai flap.

Il commento molto pragmatico dell'ingegnere quel giorno fu: "Ok pilota, non mi importa se il tuo problema è piccolo o grande mi importa solo se riusciremo ad atterrare!"

Per ultima la disavventura tornando da Amsterdam: atterraggio sicuro nonostante il forte vento ma bloccato in aereo per 5 ore sulla pista proprio perchè il forte vento non permetteva di aprire il portellone.

Comincio a pensare che non so se ho fatto la scelta migliore a decidere di viaggiare con lui!

Gli dico che vorrei volare ad Isafjordur.

"Hai paura di volare?"

"No"

"Se hai paura, volare su Isafjordur è l'ultima cosa che ti consiglio! L'approccio a quel piccolo aeroporto è tra i più spaventosi al mondo!, Se invece non hai paura è un'esperienza che devi provare, io penso che ci andrò sempre e solo con la macchina lassù!"

"Ecco, forse tu non sei la persona più adatta per fare quel viaggio" scherzo io. "Che già è pericoloso di suo, se ti ci metti pure tu con la fortuna che hai, significa che te le vai a cercare!"

Ridiamo.

Arrivati a destinazione, entriamo nella centralina di controllo dove degli strumenti con tanti led, fili, schermini e manopole attendono le cure del buon ingegnere.

Ci raggiunge anche un elettricista.

I due lavorano, aprono i macchinari, controllano degli schemi sui fogli, staccano fili, svitano, avvitano, chiudono e riaprono.

Durante queste fasi l'ingegnere mi spiega qualcosa, tipo che quello è un controllo di routine a distanza di un anno dall'istallazione e che hanno trovato un piccolo problema perchè ad aprile probabilmente un uccellino ha toccato i cavi e c'è stata un'anomaila.

Io intanto mi aggiro per la stanza, guardo gli interruttori e le manopole, con un grosso punto interrogativo stampato sulla faccia. Le vorrei girare tutte e vedere cosa capita, ma non sono li per quello e mi devo trattenere!

Qualcosa la capisco anche da solo, ma proprio "qualcosa".

Dopo circa un'ora e mezza di lavoro siamo di nuovo sulla strada del ritorno, stavolta la nostra discussione riguarda il suo viaggio in Etiopia e le fonti di reddito dell'Islanda che riassumendole sono tre: pesce, lavorazione dell'alluminio e turismo.

Ad un certo punto una macchina dalla corsia opposta, incrociandoci, lampeggia i fari.

Lui che guida si affretta a controllare se i nostri fari sono accesi. 

I fari sono accesi.

Poco più avanti, parcheggiata su una piazzola vediamo una macchina della polizia.

"Ah ecco perchè faceva i fari" dice lui.

"Si forse hanno l'autovelox" aggiungo io. 

"Perchè, perchè perchè!?" si mette a dire sbattendo le mani sul volante, "Perchè lo devono fare?"

"Beh forse ci consigliavano di ridurre la velocità perchè c'era la polizia"- tento di spiegargli io!

"E Quindi?"

"No quindi niente, ci avvertivano!" Continuo, un po' perplesso.

"Ma perchè lo devono fare? è stupido. E' una cosa che non capisco, se io vado forte voglio avere la possibilità di essere multato. VOGLIO LA MULTA SE VADO FORTE." 

"Andare forte è molto pericoloso e quindi se lo faccio è giusto che io prenda la multa, loro non mi devono fare i fari. E poi io andavo a 90" (limite sulle strade extraurbane).

Un po' imbarazzato, mi trovo per l'ennesima volta spiazzato di fronte a questo modo di pensare...
Gli dico che è giusto come dice lui, ammetto che è molto diverso dalla nostra mentalità, quante volte anche io ho fatto i fari per avvisare della polizia, e quante volte altre persone hanno avvisato me e io gli sono stato grato.

Qui gli schemi sono un po' ribaltati, il problema è visto da un'altra prospettiva, è tutto diverso. Mi trovo quasi in difficoltà. 
E' disarmante il discorso che mi ha appena fatto. 

Noi vediamo la polizia come qualcuno a cui sfuggire facendo i fari, qui la polizia FA i fari.

Pochi giorni fa, tornando da un viaggio, correvo sulla strada extraurbana a 120km/h. 
30 km/h oltre il limite.

Un'auto in lontananza mi faceva i fari, pensavo fosse un'automobilista complice ma quando ci siamo avvicinati ho visto che si trattava di un'auto della polizia e l'agente con la mano mi ha solo fatto il cenno di rallentare.
Niente multa, niente paletta, niente inseguimenti, niente fotografia.
Solo un cenno con la mano, come fosse un'amico.

Da quel momento non ho più superato i 90.

Ecco forse tutto questo spiega come mai, dall'inizio del 2012, in tutta l'isola ci siano stati solo 7 morti dovuti ad incidenti stradali

Questo dato è ben raffigurato da un'istallazione che non lascia spazio all'immaginazione. 
Si trova appena fuori dalla città, lungo lo stradone con il limite dei 90, che attraversa le campagne e i "bunch of houses" percorrendo in cerchio il perimetro dell'isola.




       HAI ALLACCIATO LA CINTURA?









                                          CI ANDRO'.



martedì 22 maggio 2012

Vivere l'azienda

Sono di nuovo qui dopo una settimana di assenza o meglio di vacanza

E' venuta a trovarmi Federica e per l'occasione l'azienda mi ha esplicitamente concesso qualche giorno di pausa per permetterci di viaggiare e visitare un po' il Paese e stare insieme.

Stamattina, mentre lei era su un aereo che attraversava l'Europa da cima a fondo, riportandola al caldo clima siciliano, io rimettevo il naso in ufficio in grande stile.

Ho fatto il mio debutto ufficiale (ma tardivo) tra i responsabili, che non sono quelli dello schieramento politico (per carità!)

Nel post precedente (competizione verde) parlavo appunto di questa "gara" tra aziende, tra chi faceva più chilometri in modo sostenibile, siano essi a piedi, correndo o in bicicletta.

Mi sono informato un pochino su questa competizione che si chiama "Hjólað i vinnuna"  che il buon google translate mi traduce in "viaggio di lavoro".  http://hjoladivinnuna.is/

Il sito mi sorprende perchè è organizzatissimo con tanto di regolamento dettagliato, data di inizio e di fine manifestazione (purtroppo già giovedì 24maggio), area riservata per registrare i propri km, contatore che indica in tempo reale i km totali percorsi da tutti i partecipanti, pari a X giri in tondo dell'Islanda, sponsor, statistiche degli anni precedenti, classifiche aggiornate e quant'altro.

Facciamo ora un passo indietro:

Qualche settimana fa, appena ho saputo di questa bella iniziativa, ho mandato una mail a tutti i dipendenti dell'azienda per chiedere se qualcuno avesse una bicicletta in più da prestarmi in modo per permettermi di partecipare e apportare km alla squadra della mia azienda.

Non ho mai ricevuto veramente una risposta scritta ma ogni volta che qualcuno mi incrociava per i corridoi mi chiedeva se avessi trovato una bici.

Alla fine della scorsa settimana, un collega con cui non avevo mai scambiato neanche una parola, mi chiama, mi accompagna giù in garage e mi mostra la bici che ha portato per me.

"Mia figlia non la usa, te l'ho portata. Usala come ti pare e piace! Se non ti piace dimmelo pure, non ti fare problemi...."

Lo ringrazio molto, ormai non ci contavo più di trovarla... e poi certo che mi piace! ci mancherebbe altro!
E' una mountain bike nera, perfetta, non manca niente. Lo ringrazio ancora.

Non so se la userò già quel pomeriggio per tornare a casa. Pioviggina e sono vestito "scomodo" per poter pedalare 9 km.

Alla fine mi faccio coraggio, non posso aspettare, voglio provare subito! Mi sporco, mi bagno, il sellino è un po' alto e fa male ma non importa, porto a casa la mia bicicletta.


E' mattina, questa mattina.

Esco di casa vestito da bici: maglia termica, tuta, zainetto con il cambio e un asciugamano e mi incammino verso l'azienda.
Federica ha appena preso il pullman diretta all'aeroporto di Keflavik dove prenderà il volo per Londra.
Sono le 7.00
Non mi ricordavo il percorso così faticoso, ci sono molti sali e scendi ho il vento contro che mi rallenta e riesco, a metà strada, a perdermi nel groviglio di piste ciclabili di questa città.

Le piste ciclabili di Reykjavik sono spesso lontane dalla strada principale, hanno molte deviazioni, cambi di percorso ed io, che sono abituato allo stradone principale, perdo i punti di riferimento e mi trovo in mezzo a delle case da qualche parte sulla mappa.

Dopo una buona mezz'ora di fatica, in un punto che non saprei identificare e quando ormai andavo solo per intuito cercando di portarmi verso "est", verso l'azienda  ecco che arriva, come in una favola, la provvidenza!

Niente meno che Throstur, il capo del personale, incrocia la mia strada. Bisognerebbe chiedere al destino come faccia lui ad essere li, proprio in quel momento, dato che abita da tutt'altra parte e non siamo nemmeno sulla strada per l'azienda ma in un punto piuttosto lontano. Benedetto lui e i suoi 10 km a caso tra le colline prima di puntare verso la destinazione finale!

Lui si che è equipaggiato bene.
Abbigliamento tecnico, elmetto, scarpe apposite, sembra nato per stare sulla bici, per fare jogging o qualsiasi altra cosa che implichi il movimento.

Ci scambiamo uno sguardo in velocità, a me pare di riconoscerlo, per lui forse è lo stesso. Si gira una seconda volta, è lui! ci salutiamo continuando a pedalare giù per un sentiero in discesa. Scambiamo due parole, sembra soddisfatto di vedermi in bici, in fondo sono stato di parola. Volevo partecipare e l'ho fatto davvero.

Gli dico che mi sono perso.
Sorride e dice "seguimi, ci troviamo con gli altri a fare colazione".

Lui va come un furetto, io non sono abituato.
 Fare tutta questa strada da un giorno all'altro non è così semplice, fatico a tenergli il passo. Pizzico con la ruota il bordo del percorso, cado e mi rialzo subito! "Niente niente, ho solo mancato il sentiero"


 Dopo un giro che non avrei idea di come ripetere, arriviamo al rettilino. "Siamo arrivati, al fondo di questa strada, a meno di un km c'è il bar"

Ci arriviamo con lui in testa e io che seguo.

Entriamo al bar e trovo un bel gruppetto di colleghi tutti vestiti da ciclista, C'è anche la signora della mensa e sono piacevolmente sorpreso.
E' una signora che potrebbe benissimo essere una nonna, ma anche lei, come gli altri, indossa la tutina, il caschetto e tutto il necessario!

E' bello stare insieme a loro, si vede che sono sereni e se la stanno passando bene: parlano ridono mangiano un bel panino con prosciutto e formaggio e bevono un succo.

Io ho appena rifiutato, avevo già fatto colazione a casa e mi sembrava brutto farmi offrire la colazione!

Li ascolto e anche se non capisco niente, afferro qualche parola..

La colazione finisce e risaliamo tutti in sella, 5 minuti dopo siamo in ufficio dove finalmente provo cosa significa avere uno spogliatoio!

In quel momento sembra di essere in palestra dopo un allenamento, lo spogliatoio è identico. Faccio la doccia come gli altri, mi lavo i capelli e indosso i vestiti buoni per lavorare che avevo nello zainetto.

La sensazione di iniziare a lavorare così, subito dopo una doccia, profumato e fresco non sarà niente di eclatante ma a me piace da morire!
Mi viene in mente quando, qualche anno fa, andavo a scuola con l'autobus. Un' ora di strada ammassato fra altri studenti, spesso in piedi.
Iniziavo le lezioni con una brutta sensazione addosso, non proprio di "freschezza".
Ecco, ora ho provato l'esatto contrario.
Sarebbe il massimo poi, se avessi anche io come loro delle ciabatte per stare in ufficio. Me le procurerò perchè tanto, ormai, sono di casa!


Un po' provato per la pedalata, mi siedo alla scrivania e guardo con leggera speranza le nuvole nere che arrivano sulla città.

Avvisando la segretaria, che registrerà i miei 9 km sul sito, le dico che se dovesse piovere caricherò la bici sul pullman e tanti saluti. Se invece non pioverà, potrà segnare gli altri 9km di strada del ritorno.

La giornata trascorre tranquilla, preparo alcune cose per il lavoro e studio qualcosa per l'università.

Poco prima dell'orario di uscita la segretaria arriva nel mio ufficio. In mano ha una cartina.

"Ecco, questa è la mappa di tutte le piste ciclabili (sono un labirinto!) per tornare a casa ti consiglio questa strada, è molto panoramica e soprattutto è quasi totalmente in piano"

Nella mia testa penso: "chissenefrega del panorama, basta che arrivo a casa senza la schiena rotta, già non ho voglia di rifarmi tutte quelle salite!"

Prima di congedarsi fa un sorriso e, con l'aria di chi ci tiene a vincere, mi dice:
"Non piove, puoi andare!"

"segna pure questi 9 km"  le dico io!

Nonostante la mappa riesco a perdermi  4 o 5 volte in quella matassa complicata e, solo grazie all'aiuto di uno dei tantissimi ciclisti, trovo la pista giusta.
Il risultato è qualcosa di eccezionale, forse la migliore pedalata della mia vita.
Il percorso è davvero pianeggiante, attraversa una panorama meraviglioso (sbagliavo a sottovalutare questo aspetto) e la pista sembra un'autostrada per le bici.

Prendo velocità, vado fortissimo senza fatica. Delle auto non sento nemmeno il rumore per quanto sono distanti. Pedalo in mezzo alla natura: alberi, abeti, un fiume, una cascata...

Arrivo lungo la costa, vicino al mare, passo dietro la pista del piccolo aeroporto e infine arrivo a casa.

Il tempo è quello che tra tutti mi piace di più. 12-13 gradi, nuvoloni compatti, grigi molto bassi. Pochissimo vento.

Il mio Ipod in modalità casuale ha suonato 18 canzoni, 60 minuti esatti con tutte le pause. Sono a casa felice e soddisfatto senza fatica!

Sono così entusiasta da non vedere l'ora di rifare la stessa strada domani, non avrò bisogno di lavarmi,

basterà arrivare in ufficio, doccia calda e poi armadietto, dove già mi aspettano i vestiti buoni per la giornata.

Tenterò di rimanere sotto i 30 minuti stavolta, in attesa della prossima "esperienza" aziendale di cui parlerò più avanti.




 La canzone non ha attinenza con contenuto, è solo una delle 18 che il mio Ipod ha pescato tra le tante. 
 Un vecchio ricordo di quando andavo a scuola con quel pullman.
  Un pezzo che mi ha messo allegria alleviando la fatica



                      










giovedì 10 maggio 2012

Competizione verde. La Bicicletta.



Dall'inizio di questa settimana i ciclisti hanno iniziato ad invadere in lungo e in largo le strade della cittá.
La mattina venendo in ufficio si vedono le piste ciclabili affollatissime da impiegati col caschetto, gli occhiali sportivi e il giubottino fluorescente.
Il tempo per ora é dalla loro parte in quanto rimane stabile e soleggiato per tutto il giorno.

Il motivo di questo insolito (ai miei occhi) traffico di biciclette me lo spiega Throstur, il capo del personale, uno sportivo vero, amante delle escursioni in montagna e tifosissimo del Manchester United.

"Lunedí é iniziata una gara tra le aziende di Reykjavik: vince l'azienda che in un certo periodo fa piú chilometri ecologici."
"Gli impiegati che partecipano, vanno al lavoro camminando o pedalando, in ogni caso evitando auto o mezzi pubblici. Ogni impiegato con la sua attivitá giornaliera contribuisce a dare chilometri alla sua azienda e alla fine del periodo si vede chi vince, ovvero qual é l'azienda piú responsabile!"

Ancora una volta l'Islanda si distingue per la sua sensibilitá: dopo il 100% di energia prodotta da fonti rinnovabili, ora la gara tra aziende. Fantastico.

Certo, c'e da dire che gli impiegati di Reykjavik non arrivano a 200mila e che, tra questi, non tutti partecipano. Il contributo all'ambiente peró, seppur esiguo, c'é ma quello che conta piú di ogni cosa é l'atteggiamento positivo e lodevole.

Sono inoltre aiutati dalla larga diffusione di piste ciclabili, funzionali, con attraversamenti ben regolati,  riservate esclusivamente alle biciclette, che gli permette di raggiungere in sicurezza ogni angolo della cittá.

Con Throstur ho cercato di capire di piú sul piano della gara:

Throstur: T,    Io: G

T: "Oggi é iniziata la gara, io ho fatto 10km per arrivare!"

G: "Ma come, non abiti qua dietro? non saranno mai 10km!"

T: "Si é vero, saranno 3 km in linea d'aria, ma io ho allungato passando di qui, poi di la, salendo qui..ecc.. fino ad arrivare in ufficio."

G: "ah"

.........


G: "Ma come fate a controllare i chilometri, chi li controlla?"

T: "Con il contachilometri della bici, li misuriamo cosí."

G: "si ok, ma io intendo.... ai fini della gara, come fate a controllare che ogni dipendente abbia fatto effettivamente i chilometri che dichiara e non stia barando? Ma soprattutto, tra le aziende, chi assicura la regolaritá della gara? Voglio dire, non c'é qualcuno che controlla?"


Lui mi guarda un attimo perplesso e poi dice:

T:   "offfff... se uno vuole barare, bara solo con se stesso. Se vuole lo puó fare, sta a lui"

Questa risposta mi spiazza. Throstur prosegue.

T: "L'obiettivo di questa gara é inquinare di meno oltre a fare della buona attivitá fisica ogni mattina! Perció se uno vuole barare lo puó fare tranquillamente, peggio per lui.  Sicuramente tra tutti ci sará qualcuno che prende la bici, sale sull'autobus, scende dopo dieci km e arriva in ufficio fingendo di essere affaticato (ride!) Se vuole fare cosí, che faccia cosí!"

G: "....Capisco......"   (piú o meno) 

G: "Ma questa competizione é molto popolare tra le aziende della cittá?

T: "Si molto, credo partecipino quasi tutti, piú di cento aziende"

G: "Beh, voi islandesi siete avvantaggiati, avete delle belle e comode piste ciclabili, é facile"

T: "La situazione sta migliorando molto in effetti, poco tempo fa non era cosí, era molto diverso"


Come dire, l'Islanda non é nata con le piste ciclabili, né sono un'ereditá di anni lontani. 
Basta volere. 
Loro hanno deciso di investire in questo e lo hanno fatto.
Adesso quasi ogni punto della cittá é raggiungibile comodamente in bici o a piedi. 

T: "Poi tornando all'onestá, questa é una cosa che si fa in gruppo, non é il singolo, é la squadra che fa i punti... si assume che tutti nella squadra siano onesti" 


G: "Ma il premio.....?"

T: "Beh, non so quale sia il premio, se c'é o no cé......  é piú l'onore della vittoria"


Ecco. Con questi presupposti si azzera la disonestá! 
Se fai il disonesto nessuno sente di aver subito un danno da te e nessuno crede che tu ti sia avvantaggiato. Partecipare serve a te e all'ambiente. 
Se vinci é perché sei stato piú bravo e meriti il premio di azienda piú verde! É facile.

Chiamiamola Responsabilitá Sociale di Impresa, chiamiamola CSR, chiamiamola come vogliamo, a me sembra un'iniziativa semplice di una societá di persone intelligenti, che hanno a cuore l'ambiente, e che fanno in modo di proteggerlo divertendosi e gareggiando.
Meglio di cosí...!

Un dubbio peró mi restava:

E' tutto molto bello, non c'é dubbio, ma venire al lavoro con la bici, se si devono fare tanti chilometri puó presentare degli inconvenienti!

Pedalare cosí tanto ti porta ad arrivare al lavoro abbastanza sudato e di certo non si puó fare tanta strada vestito con gli stessi abiti da ufficio.

La risposta l'ho avuta andando in bagno, sicuro che avrei trovato quello che stavo cercando!

Ho aperto per la prima volta la porta accanto al bagno e ho trovato un vero spogliatoio arredato con porta scarpe, panche, armadietti, appendi abiti e due docce con bagnoschiuma, shampoo, asciugacapelli e tutto il necessario.


ISLANDA: 100% di energia pulita, gare per inquinare di meno, wi-fi gratuito ovunque e doccia in ufficio.

Intelligenti.






















                                          Lo spogliatoio, porta a destra.





                                       





















mercoledì 9 maggio 2012

Il mistero del caffé



Il fenomeno sta assumendo dei connotati talmente singolari da meritare un post.

Ho l'abitudine di arrivare in ufficio la mattina verso le 8.

Poso la giacca nell'armadio (si perché nonostante non ci sia freddo, al mattino l'aria é fresca ed uscire senza niente ancora é difficile).
Accendo il computer e nel frattempo salgo in mensa a riempirmi la tazza con il primo caffé della mattina.

Il caffé qui viene fatto come (penso) si fa in America.
C'é una macchina simile ad un distributore dell'acqua che contiene una coppa di alluminio con dentro un filtro usa e getta a forma di cestino.

Il filtro é riempito con il caffé giá macinato.

L'acqua calda filtra lentamente attraverso questo cestino e la miscela che esce gocciola dentro ad un termos grande quanto un bidoncino messo sotto.

Quando il termos é pieno si toglie e, messo sul banco, diventa distributore di caffé caldo, attivato da una leva e un beccuccio.
Il caffé é sempre caldo e  molto aromatico nonostante sia poco concentrato e piuttosto annacquato.

Dopo questa premessa di natura tecnica passiamo ai fatti.

A partire da qualche settimana fa, ho notato che il primo caffé della mattina aveva uno strano odore:
appena ho avvicinato il naso alla tazza ho sentito un forte ed inconfondibile odore di carne d'agnello.

A me l'agnello non piace e l'odore insistente che rimane lo trovo insopportabile.

Inizialmente ho provato a capire se fosse un problema della tazza (magari sporca) ma mi sono reso conto che era proprio il caffé ad avere quell'odore, tanto che non sono riuscito a berlo.

Ho svuotato la tazza e mi sono avvalso della macchinetta classica il cui caffé, senza infamia né lode, é sempre onesto e affidabile.


La cosa é andata avanti per alcuni giorni, il primo caffé della mattina era sempre all'agnello.

Arrivo ---> caffé nella tazza ----> caffé nel lavandino ----> caffé dalla macchinetta.

Per il resto della giornata, il caffé dal termos ritornava ad assumere il suo gusto normale e profumato fino alla mattina seguente.

Puó sembrare un fenomeno inspiegabile fino al momento in cui non si osserva che gli islandesi sono grandissimi consumatori di carne ovina e anche in mensa talvolta viene servita.

Anche questo dato peró non spiegava chiaramente come fosse possibile che solo IL PRIMO caffé avesse questa caratteristica ma soprattutto PERCHÉ.


Ho iniziato ad appassionarmi al misterioso caso iniziando ad indagare:
Intanto i termos sono sempre due.

E' probabile che uno dei due sia il colpevole, magari perché non é stato lavato bene dopo essere venuto a contatto (chissá come) con la carne.

Questa ipotesi peró mi sembrava improbabile:  il caffé é imbevibile solo la mattina, i due termos sono sempre li per tutto il giorno ed io ho provato a servirmi da entrambi in diversi momenti.

Dopo questa prima ipotesi la questione é rimasta arenata per la mancanza di nuovi elementi fino a due giorni fa, quando un importante sviluppo mi ha fatto (forse) avvicinare alla soluzione.

Lunedí sono arrivato per la prima volta qualche minuto prima delle 8.

In mensa non c'era ancora nessuno, il termos con il caffé era sotto la macchinetta e si stava riempiendo.

Pochi istanti dopo entra quel collega che tempo fa mi raccontava dei suoi viaggi in giro per il mondo sulle petroliere.    (rif. Un consulente molto particolare)

Un settantenne lupo di mare baffuto, con un codice numerico tatuato sul palmo della mano sinistra.

Uno che qualche settimana fa é stato premiato in una cerimonia, dall'amministratore delegato, per i suoi 30 anni in azienda.

Spilletta sulla camicia, applausi e poi torta per tutti.


Mi siedo al tavolo con lui mentre faccio colazione con latte e biscotti e, indicandomi la macchina che sta preparando il caffé, dice: "vedi, quello é il mio primo compito della mattina!"

"Ecco" penso, "E' lui che prepara il caffé all'agnello!"

Ovviamente non mi oso a chiedergli niente!

Anche quella mattina il caffé aveva lo stesso strano odore.

Il fatto che sia lui a fare il caffé puó significare che magari ha toccato la carne (sempre?) e poi l'odore é passato al filtro maneggiato da lui.

Questa ipotesi mi convince un po' di piú.

A pranzo mi trovo nuovamente al tavolo con lui.
Insieme ad altri colleghi stiamo parlando dei loro cibi tipici.
Tiro fuori la storia della testa di agnello che vendono molto nei supermercati della cittá: lo Svið.
Lo svið é appunto una testa di agnello segata a metá nel senso della lunghezza, bollita, che si puó mangiare calda o fredda.
Chiedo se a loro davvero piace e se effettivamente la mangiano tutta intera.

Il collega al mio fianco, un tipo piuttosto elegante e sofisticato mi risponde:

"Beh, se proprio mi capita, mangio solo la parte piú raffinata, i muscoli della faccia. Lui, invece no, lui la mangia tutta intera!"

Il lupo di mare annuisce e sorride sotto i suoi bianchi baffoni.

Il mistero del caffé non sará ancora risolto, ma la direzione verso cui guardare é evidente!



P.S

Sono appena tornato dal pranzo.
Il lupo di mare questa volta si é portato il cibo da casa, manco a dirlo, lo svið!

Non ho resistito e mi sono avvicinato: "Ah, mangi lo svið!"

"Si, é molto buono!" "Guarda, ha la faccia che ride!"

"Aveva, ora non ride piú tanto!" aggiungo io.

 Anche il gruppetto di colleghi seduti a quel tavolo decantano questa delizia!

Io lo osservo e mi sembra come quando noi mangiamo il pollo della rosticceria.
Lui lo spolpa, rompe le ossa, stacca la mandibola, mangia la cartilagine interna, l'occhio e ripulisce tutto per bene.
Gli altri accompagnano il suo pasto, raccontandomi di come in passato si mangiasse con tutta la pelle sopra, a morsi, direttamente afferrandola con entrambe le mani. (Spero almeno cotta)

Alla mia obiezione per cui il gusto dell' agnello non mi piace, il Lupo risponde che il gusto dello svið é diverso da qualsiasi altro taglio dell'agnello perché si fa bollire la testa con sopra ancora la pelliccia e questo gli da un sapore irresistibile.

La mia espressione mi tradisce troppo facilmente e loro stessi mi dicono: per oggi hai visto abbastanza eh!?









                                      Macchina del caffé




                                         La coppa che contiene il filtro





                                    Termos pronto per l'uso



Volevo aggiungere anche la foto dello Svið ma non mi sembrava il caso!
           Se proprio vi interessa, guardatelo cliccando qui.
Buon Appetito!



                               






martedì 8 maggio 2012

Respiro



All'inizio credevo fosse un problema del mio capo.

Stavamo parlando, gli stavo illustrando alcuni risultati delle mie ricerche, lui mi faceva domande, io parlavo, tutto regolare.

Ad un certo punto, mentre affronto un punto del discorso riguardante i prezzi dell'elettricitá italiana, lui apre la bocca e fa un sospiro come se gli mancasse l'aria.

Penso:  va bene che in Italia l'energia costa il doppio che qui, ma lui é un uomo di mondo, non puó stupirsi cosí!

Fingo di non farci caso, il discorso prosegue e, in modo del tutto casuale, ecco che esplode in un altro sospiro.

"Lo staró annoiando, é meglio se mi sbrigo a concludere!"

Provo a spiegarlo, questo strano sospiro:

Apre la bocca, inspira, e il suono é un misto tra uno spavento e un mancamento d'aria. Non é un'aspirazione veloce ma non é nemeno lenta. Una via di mezzo.

Un Terzo sospiro.

A questo punto il mio pensiero cambia: "Poverino, gli manca un po' l'aria, sará affaticato"

Al quarto sospiro mi inizio a preoccupare.

Penso: "deve avere l'asma. Sospira troppo!"

Passano i giorni e, parlando con un altro collega piú giovane,  il sospiro ritorna.

Stavolta sembra proprio un espressione di stupore, se non fosse che ricorre ogni 5 minuti e il mio discorso é tutt'altro che stupefacente.

OOHHHHH... oppure AHHHHHHHHH  (la A o la O sono sospirate e dunque senza suono!)

In pochi giorni realizzo che TUTTI, chi piú, chi meno, utilizzano questo strano intercalare durante le conversazioni.

Non solo dentro l'azienda.

Mi rendo conto che anche al di fuori, giovani e meno giovani, piccoli e anziani, indistintamente, sospirano quando ascoltano.

A volte il sospiro é talmente marcato ed inaspettato che fa spaventare!

Credo sia per loro  un modo di annuire.

All'inizio mi spaventavo, poi la cosa mi divertiva, poi ho iniziato a non farci piú caso e adesso.... ho iniziato, senza volerlo, a farlo anche io!




AHHHHH...................










                   L'inizio di questa canzone puó in minima parte rendere l'idea





venerdì 4 maggio 2012

Non mi abituerò mai



In questi (soli) due mesi di vita islandese, di cose incredibili ne ho viste tante.

Cose che ho visto per la prima volta nella mia vita, che mi hanno stupito sconvolto e affascinato.
Come un bambino che vede per la prima volta una cosa mi sono entusiasmato facilmente e spesso sono rimasto a bocca aperta. Tante scoperte, tutte insieme, tutte in un breve arco di tempo.

Ho avuto per esempio la fortuna di vedere un'aurora boreale:

l'avevo sempre immaginata, vista in fotografie..ma nulla a parole può valere quanto il trovarsi di fronte a questo velo azzurro che danza nel cielo e a poco a poco scompare.

Ho visto paesaggi senza forme di vita che ricordano un fondale marino arido senza acqua, ho visto la terra bruciare, ho visto l'acqua che bolle nelle pozze, un fiume caldo e il vapore che si alza dalle pareti di una montagna.


Nel mio viaggio lungo la costa sud ho visto delle cascate straordinarie, dei paesaggi che sembrano usciti da una realtà virtuale come i classici sfondi desktop che rappresentano mondi fantastici con un pianeta enorme nel cielo, un mondo in stile Avatar insomma.











Ho visto l'assenza di persone, le fattorie distanziate chilometri,  le montagne rocciose, rosse, come quelle della Monument valley in Arizona, una baia piena di iceberg e le foche.

Non dimentico neanche il clima che mi ha accolto nelle prime settimane. Raffiche di vento mai viste, le tempeste di neve ghiacciata, il cielo che cambia ogni 5 minuti le persone in giro senza ombrelli ne cappuccio a bagnarsi completamente.

Come dicevo tante cose nuove, tutte insieme, tutte in poco tempo.

Ad un certo punto arriva il momento in cui non ci si stupisce più e, per quanto le cose siano incredibili, diventano normali e non fanno più effetto.
Si accetta l'idea di trovarsi in un altro mondo e diventano elementi scontati della realtà che ci circonda.

Forse proprio per questo il mio amico Daniele ha avuto l'impressione di vivere dentro un sogno.

In un sogno infatti succedono cose stravaganti e impensabili che per il protagonista sono la normalità.
Solo al risveglio ci si renderà conto di ciò che si è sognato.

Per me vale lo stesso. Ho imparato ad abituarmi alla luce fortissima del sole, ai paesaggi mozzafiato che ogni giorno vedo dalla mia finestra dell'ufficio e a tutte le meraviglie sparse un po' ovunque.

Ad una cosa però, talmente grande e talmente impressionante, credo non riuscirò mai ad abituarmi:

La Notte.

Ho sempre saputo che al polo nord in estate è sempre giorno e d'inverno c'è sempre buio. Benissimo.

Quando immaginavo il sole di mezzanotte immaginavo un tramonto visibile a mezzanotte.

Quello su cui non ho mai riflettuto però, è su cosa capita fino a mezzanotte?

Lo sto scoprendo in questi giorni.

In effetti sembra naturale, se a mezzanotte si vede il sole vorrà dire che fino a mezzanotte c'è il sole.
Si, ma un conto è saperlo in teoria, un conto è vederlo!

Arrivano le 9 di sera: il sole è ancora abbastanza alto. Si fanno le 10 e il sole non è altissimo ma è ancora li. Alle 11 il cielo è violetto.  11 e mezza e c'è ancora luce. A mezzanotte il sole è tramontato ma in lontananza si vedono delle striature arancioni.
Per intenderci, la mia camera non è ancora completamente buia. Riesco a vedere bene tutto.

Alle 5 di mattina il sole è già alto nel cielo e io mi sveglio con naturalezza.

Mi sono abituato a tutto, non credo che mi abituerò mai alla notte artica.

Ogni sera puntuale rimango a bocca aperta.
Questo fenomeno è qualcosa che va oltre, è qualcosa che rimette in discussione il concetto di tempo.

Se il tempo è scandito dall'alternarsi del giorno e della notte in modo regolare, cosa succede quando il giorno e la notte si mescolano in un unico giorno infinito?

E' incredibile ed è quanto di più vicino ad un sogno si possa provare.

Quando il tramonto si fonde nell'alba, sembra stupido da dire, ma vengono a mancare dei punti riferimento che abbiamo sempre dato per scontato.

In ogni caso le giornate veramente lunghe devono ancora arrivare e arriveranno a Giugno!

Paragonabile alla Non Notte può essere solo il Silenzio.

Per la prima volta ho percepito il Silenzio Assoluto lungo la strada numero 1, fermandoci in una terra in mezzo al nulla dove nè il vento nè forma di vita alcuna emettevano suoni.

E' qualcosa di veramente assordante e si fa fatica a rimanere più di qualche minuto.
Non esagero se dico che fa letteralmente girare la testa.


Potrò abituarmi a tutto meno che  alla Non Notte e al Silenzio Assoluto.






                                        La situazione alle 23.00






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