venerdì 6 aprile 2012

All'avventura: Hveragerði, il paese bollente

Ieri mattina, primo giorno di vacanza.
Il tempo fuori dalla mia finestra è di quelli che invitano a ritirasi su la coperta, girarsi dall'altra parte e continuare a dormire.
Invece no!
Se possibile, con la pioggia e con le condizioni meteo avverse, un'avventura ha ancora più gusto.

Esco di casa con la pioggia che cade, tiro su il cappuccio e vado avanti.  A volte mi sento quasi ridicolo ad usare il cappuccio. Ormai l'idea dell'ombrello l'ho totalmente messa da parte, rimane il cappuccio che quando piove non riesco a non tirare su. Loro invece, gli islandesi, non solo non conoscono l'ombrello ma viaggiano a testa scoperta e spesso senza sciarpa o giubbotto. Capita molto spesso di vedere ragazzi solo con una felpa camminare tranquilli sotto la pioggia.

Non ancora a questi livelli di coraggio, mi incammino verso Hveragerði (letteralmente paese termale) la pronuncia è qualcosa che somiglia a kfèraherdi con l'accento sulla prima e.
E' un villaggio a 35 km a sud est della capitale, raggiungibile attraverso la strada n.1, la principale dell'isola.
Arrivo con un autobus che mi lascia alla stazione di servizio ai confini del paese. Da quel momento sono solo con in tasca gli orari dei pullman e basta.

Il paese è costruito in mezzo al nulla, la strada che ho percorso per arrivare correva attraverso distese di pietre coperte di muschio, pozzanghere grandi quanto laghi, montagne, ghiacciai e nebbia.

Avvicinandomi a Hveragerði, noto che dalle montagne si alza del fumo. Tutto il paese è circondato da colonne di vapore che si alzano dal terreno e sembra di essere in una scena da Jurassik park, mancano solo i dinosauri!

In questa zona, l'energia della terra è dominante. E' talmente presente che molte persone si ritrovano una sorgente di acqua calda, un così detto hot spring, direttamente in giardino. L'acqua che bolle in questi crateri genera il vapore all'odore di zolfo che si vede ovunque.

Hanno talmente tanto vapore che esce dalla terra che lo utilizzano per riscaldare enormi serre di vetro in cui coltivano ogni sorta di ortaggio e fiore.
I fiori di questo paese sono infatti molto conosciuti.
E' strano vedere queste serre illuminate da una forte luce artificiale gialla, piene di verdure mentre tutto intorno domina il freddo, la nebbiolina e il fumo dai crateri. Sembrano astronavi!

Il paesaggio è caratterizzato anche dalla quasi totale assenza di alberi, che se si esclude il villaggio abitato sono inesistenti sulle montagne.
L'unica forma di vegetazione è costituita da prati ingialliti dal freddo.

Arrivato in paese mi incammino verso il centro. Le strade sono deserte. Silenzio.
Solo casette a schiera, tutte basse e tutte diverse l'una dall'altra. Mi ricordano tanti asili. Alberi  le circondano, qualche serra e la strada.

Credo di essere in un paese fantasma. Ad un certo punto incontro un ragazzo che torna verso casa con una borsa della spesa e per quanto mi sembra incredibile gli scatto una foto!

C'è la calma assoluta, quasi spaventosa, con la montagna alta che domina la valle e i suoi fumi che si alzano.

Grazie al cellulare con il gps, mi oriento in quel tessuto di piccole case e raggiungo quello che dovrebbe rappresentare il centro: la strada è poco più larga, c'è una panetteria, la banca e un ristorante.

Entro nel ristorante per chiedere informazioni, voglio salire sulla montagna e raggiungere un fiume che si trova lassù che dicono essere caldo.
La signora mi da una cartina e mi indica la strada. (Al ritorno per ringraziarla tornerò per comprare un pezzo di hverabrauð)

Lascio la zona abitata incontrando degli strani cartelli di divieto di "spionaggio" ! il divieto indica proprio NO OSSERVAZIONE DEL VICINATO! Le case non hanno tende e quindi non vogliono che ti fermi a guardare dentro!

Il paesaggio che appare è qualcosa di incredibile, le vallate sono ampie, montagne nere vulcaniche coperte di erba ingiallita, un grande fiume scorre al fondo, fumi che si alzano dappertutto, alcune cascate si lanciano giù dalla ripida parete rocciosa e una nera strada sterrata mi conduce fino ad una fattoria.

La fattoria sembra quelle dei film americani. ci sono dei cavalli con la frangia e il pelo lungo per niente intimiditi che vengono vicino a me appena passo. Le pecore, grasse e svogliate rimangono ferme ad osservarmi da lontano sopra una montagnola.

Dopo quasi mezz'ora di cammino arrivo ad un ponticello. Più che ponticello sono assi di legno orizzontali costruite sopra due tronchi che non ispirano nessuna sicurezza.

Ormai il mio obiettivo è il fiume caldo e ci devo arrivare.

Oltrepassato il ponticello mi trovo dinnanzi ad un altro corso d'acqua. In questo caso l'unica via è togliersi le scarpe e passarci in mezzo!

Passato anche quello trovo il fiume caldo. Più che un fiume è un piccolo ruscello, ma appena metto la mano dentro per sentire se è lui la sensazione è incredibile. L'acqua è davvero calda, sarà 25-28 gradi. Non posso fare a meno di togliermi scarpe e calze, tirare su i pantaloni e starci dentro per qualche minuto osservando il paesaggio incantato intorno a me. Anche l'aria in questo punto è più calda come un leggero scirocco. Ma solo in questo punto!

Mi arrampico anche per qualche metro per andare ad osservare l'hot spring più vicino: un cratere rosso, circondato da zolfo e terra rossa, bianca e giallastra al cui interno vedo e sento l'acqua bollire.
Per riscendere scivolo sul muschio viscido e per poco non mi riempio di fango!

Riprendo la strada per il villaggio e torno in quel piccolo ristorante a comprare come promesso lo hverabrauð, letteralmente pane al geyser.

E' usanza da queste parti, preparare un impasto di segale, melassa e spezie, chiuderlo in un cartone del latte, sotterrarlo in questa terra bollente per 24 ore e tirarlo fuori pronto.
Questo pane "geotermico" si mangia insieme al burro ed ha l'aspetto di un pan di spagna nero e denso dal retrogusto di spezie e liquirizia.

E' ormai sera e il cielo si è anche schiarito quando uno dei pochi pullman passa dalla stazione di servizio e mi riporta verso la ben più popolata Reykjavik


Hveragerði sulla mappa























      Strade deserte






    il ristorante che cucina nella terra.



      La banca in centro.








    Credevo che volesse dire vietato mascherarsi a carnevale, poi ho letto la frase in inglese.










    La fattoria stile americano















    Il cratere rosso. Hot spring.






    Pecore grasse.






    Umorismo islandese: entra se hai il coraggio!




    Villa Maria. Tende in pizzo, origine italiana!





    Chiosco di fiori


 

    Il pane al geyser



    Serre come astronavi



    Hveragerði vista dall'alto




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